PERUGIA – L’anno accademico dell’Università di Perugia è stato inaugurato mercoledì mattina alla presenza oltrechè del magnifico rettore Oliviero anche della ministra Maria Cristina Messa. Una Università, ha spiegato Oliviero “che sta uscendo dalla sua torre d’avorio e sta incontrando i protagonisti del territorio, cercando di dare risposte”. Ripartenza, dopo due anni duri e difficili “che ci hanno fatto misurare col senso di unità e comunità”. Tirando un bilancio di questo periodo Oliviero ha voluto mettere l’accento sul lavoro fatto per garantire la didattica e anche le strumentazioni, sulla riforma dei corsi e sulla digitalizzazione delle aule: “Non ci siamo fermati e abbiamo cercato di guardare fuori dai nostri confini, regionali e nazionali, sottoscrivendo 442 accordi di mobilità più altri 180 extra mobilità Erasmus”.
Bilancio e progetti
Oliviero ha poi sottolineato nel suo intervento la l’unificazione dei tre dipartimenti di Medicina, il lavoro su statuto e regolamenti, l’adozione del primo piano di sostenibilità, l’arrivo del nuovo direttore generale e la questione dei nuovi spazi: “Realizzeremo – ha detto riferendosi a uno dei progetti finanziati dal Pnrr – al primo Polo scientifico-tecnologico in un’area della città da recuperare; i lavori sono iniziati e alla fine del mio mandato lo potremo inaugurare». Rimarcando poi come gli studenti siano «al centro della nostra azione» il rettore ha sostenuto che «non siamo in competizione per il numero di immatricolazioni ma per la qualità della ricerca”.
Le parole della ministra
“Oggi agli Atenei è chiesto uno sforzo molto forte di collaborazione. Se noi sapremo sfruttare le reciproche capacità saremo in grado anche di vincere questa grandissima sfida di poter sfruttare al meglio i finanziamenti che l’Europa ci ha permesso di avere”, ha sottolineato la ministra Messa. “Siamo il Paese in Europa che ha avuto più finanziamenti e abbiamo una responsabilità che non è solo verso il nostro Paese ma che è verso l’Europa e verso il mondo” ha aggiunto. Se fallisce l’Italia – ha proseguito Messa – su questa cosa fallisce anche l’Europa perché ha dato fiducia”. Per il ministro “non è sufficiente ovviamente avere grandi idee e grandi progetti ma bisogna anche dare gli strumenti per poterlo fare”.
La programmazione
Per la ministra uno dei punti fondamentali è quello della programmazione. “Noi abbiamo avuto un sistema in cui programmare era molto difficile. Non c’era un obiettivo a lungo termine ma gli obiettivi erano sempre o di colmare delle lacune improvvise oppure di portare a casa qualche cosa nello stesso anno. In questo periodo particolare, forse anche grazie al piano nazionale, abbiamo cercato di mettere a terra tutti gli elementi che possono far pensare a cosa sarà fra cinque, fra dieci anni. Non possiamo continuare a cercare di organizzare, di dare un futuro senza avere una programmazione”.