PERUGIA – Umbria fra le più colpite dal caro bollette. Per questo a Perugia si prepara una protesta. Il dato della Cgia di Mestre è allarmante. Nel 2022 imprese e famiglie umbre hanno pagato 1,6 miliardi di rincari. Per energia elettrica e gas se nel 2021 la spesa ammontava a 1,387 miliardi di euro, l’anno seguente è schizzata fino a quota 3,014, con un aumento di 1,626 miliardi. In termini percentuali si tratta di un +117 per cento, sostanzialmente in linea con la media nazionale (+115 per cento). Ovviamente in termini assoluti i costi maggiori sono stati in capo alle imprese, che hanno sborsato 1,183 miliardi in più contro i 443 milioni di euro delle famiglie.
Rincari in tutta Italia
Ovviamente il resto d’Italia non è da meno. In tutto il paese in totale il rincaro delle bollette di luce e gas è stato di 91,5 miliardi di euro, oltre 61 dei quali a carico delle aziende. Se le spese per l’energia elettrica sono aumentate del 109,5 per cento, provocando in termini monetari un extracosto pari a 58,9 miliardi, quelle del metano sono cresciute del 126,4 per cento, “alleggerendo” il portafoglio degli italiani di 32,6 miliardi. A pagare di più l’Emilia Romagna (+119,2 per cento), il Friuli Venezia Giulia (+119 per cento) e il Trentino (+118,3 per cento).
Le più penalizzate sono state quelle più popolate e con maggiore presenza di attività economiche, come la Lombardia (+20,8 miliardi), l’Emilia Romagna (+10,2 miliardi) e il Veneto (+10 miliardi).
“Tra le misure messe in campo dal governo Draghi e quelle previste nel decreto Aiuti quater approvato dall’esecutivo guidato dalla Meloni – ricorda la Cgia – famiglie e imprese italiane hanno ricevuto nel 2022 attorno ai 70 miliardi di euro di aiuti contro il caro bollette. Pertanto, in linea puramente teorica, il maggiore aumento in capo a famiglie e imprese è stato di circa 20 miliardi”.
C’e da dire che a fine novembre, le impress secondo Cgia, hanno utilizzato solo la metà degli aiuti. “E mancano ancora da conteggiare -dice l’ente camerale veneto – i pagamenti avvenuti con la scadenza del 30 novembre e quelle previste a metà dicembre, tuttavia pare di capire che molte imprese, soprattutto quelle di piccola e micro dimensione, abbiano registrato grosse difficoltà nell’applicare la misura introdotta l’anno scorso”.
Le sfide umbre
Delle conseguenze dei rincari ha scritto anche la Camera di commercio dell’Umbria, secondo la quale a causa dei maxi rincari nel secondo semestre del 2022 altre 604 aziende umbre si sono fermate “congelando” le attività. In una nota l’ente camere dice che le chiusure definitive continuano a salire e le nuove iscrizioni a scendere, ma il saldo della natimortalità resta comunque positivo a dimostrazione della vivacità del tessuto produttivo. “Gli aumenti dell’energia, peraltro – nota sempre l’ente camerale – hanno pesato e pesano non poco sui bilanci delle imprese, in termini di una forte compressione dei margini di profitto anche per quelle aziende che hanno aumentato il fatturato grazie alla ripresa economica del 2021 e 2022”.
Note positive
Numeri ai quali bisogna aggiungere quelli delle imprese che hanno cessato l’attività cancellandosi dal registro camerale: per il 2022 si parla di 3.877 aziende, con un incremento rispetto alle 3.689 dell’anno prima. “Una parte di queste cessazioni – spiega la Camera di commercio – può essere derivata dai maxi rincari energetici, sebbene sia impossibile determinarne il numero esatto, perché le cessazioni sono costantemente in crescita da vari anni e quindi le cause delle chiusure definitive sono più complesse”.
Il presidente della Camera Giorgio Mencaroni sottolinea che le imprese finora hanno pagato un prezzo «non di poco conto» e di rincari che hanno provocato anche una compressione dei margini. I fattori positivi comunque ci sono e riguardano il saldo positivo tra iscrizioni e cessazioni, il calo dei prezzi dell’energia e l’auspicato impatto positivo del Pnrr.