TERNI – E’ stata l’occasione per parlare di economia e di come lentamente il Paese possa ripartire, partendo dalle start up, sempre tenendo però a mentre il quadro delle difficoltà che la provincia- come tutta l’Italia- sta vivendo. Alla Camera di Commercio è andato in scena: “‘Umbria e Imprenditorialità: giovani, start-up e formazione”, un incontro moderato dal giornalista de La Notizia Quotidiana Andrea Giuli, a cui hanno preso parte l’onorevole Anna Ascani, membro della Commissione Cultura, Scienza e Istruzione alla Camera dei Deputati, Fabio Paparelli, vice presidente della Regione Umbria e assessore alla Competitività delle imprese, Chiara Pucciarini, vice presidente nazionale Giovani Imprenditori Confcommercio, Sabrina Boarelli, dirigente dell’Ufficio Scolastico regionale dell’Umbria e Fabrizio Suaria, amministratore delegato di Amway Italia oltre al presidente dell’ente camerale ternano Giuseppe Flamini. Il tema principale è stata la presentazione del rapporto Amway, uno studio su 44 Paesi europei sul mondo dei giovani e del lavoro, in particolare sulle prospettive di imprenditorialità, realizzato in collaborazione con l’Università Tecnica di Monaco e Gfk.
I dati. Crescono le start up a Terni, 26 contro 16 del mese di maggio, con una crescita di 100 imprese locali nei primi sei mesi dell’anno e un lieve calo della disoccupazione (10,2 contro 10), ma non quella giovanile. In generale, per i giovani del Centro Italia c’è un buon potenziale di possibile imprenditorialità: il 46% degli intervistati immaginano di poter avviare una impresa (+4% rispetto alla media nazionale ma anche il dato più alto i generale in Italia). Il lavoro autonomo è visto inevitabilmente come una opportunità per trovare più facilmente lavoro e ovviamente potersi autogestire nei propri impegni e l’indipendenza, vista l’assenza di un datore di lavoro.
Ma i giovani del Centro Italia sono anche quelli che credono meno nel sistema Paese in materia di lavoro autonomo: solo il 34 per cento degli intervistati del Centro, contro il 43 nazionale, ritiene infatti l’Italia un Paese favorevole all’imprenditorialità e in grado di assisterla, percentuale che scende ancora fra gli Under 35. Per molti (97%) il freno è ovviamente la paura di fallire davanti ad un investimento.