PERUGIA – Come scritto e previsto su queste colonne, dopo un leggero sbandamento iniziale, la maggioranza guarda al sindaco Romizi e sul caso Arcudi veste i panni del garantismo. I gruppi di maggioranza non battono ciglio e fanno sapere che “Arcudi non è indagato,e noi ci richiamiamo ai fondamentali principi di diritto e di civiltà che contraddistinguono qualunque paese democratico”. E se non bastasse, dalla Lega a tutti gli altri attraverso una nota ufficiale, mandano a dire che “il presidente dell’assemblea in consiglio «ha avuto modo di spiegare la sua posizione, e cioè totale estraneità ai fatti contestati ad altri; per tutte queste ragioni – scrivono – riteniamo che la tutela dei basilari diritti e della dignità umana debbano prevalere rispetto alle contrapposizioni politiche, soprattutto quando coinvolgono persone che hanno svolto in modo corretto la funzione pubblica ricoperta”.
Sintesi Insomma, non basta essere citati in una intercettazione per lasciare il posto che si ricopre. E allora come si conclude? Secondo i gruppi di maggioranza decide Arcudi cosa fare, ovvero il sindaco Romizi: “La riflessione e la conseguente valutazione (atto di responsabilità politica) dovrà essere rimesso al presidente senza alcun tipo di pressante sollecitazione, e in tal senso – concludono – siamo fiduciosi che verrà adottata la soluzione migliore per lui per il consiglio e per l’amministrazione tutta”. Punto a capo e maggioranza allineata al sindaco garantista. Va ricordato che Arcudi era stato tirato in ballo da una delle persone arrestate nell’ambito dell’inchiesta sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta nella regione.