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Perugia: omicida evade dal carcere di Capanne: ritrovato dopo 12 ore di fuga

Sono in corso le ricerche da parte delle forze dell’ordine intorno alla zona del penitenziario

PERUGIA – Un detenuto è evaso oggi dal carcere di Capanne, a Perugia. Al momento non è chiaro come l’uomo, un italiano, sia riuscito a evadere. Le ricerche sono andati avanti tutta la notte ed è stato ritrovato dopo 12 ore alle 23 in via Ettore Ricci, nella zona di Fontivegge, nascosto in un boschetto, non lontano dal comando regionale della Guardia di Finanza. Lo hanno preso gli agenti della questura,  nelle ricerche era impegnato anche un elicottero dei carabinieri.

Si tratta di Domenico D’Andrea detto Pippotto,  campano di 38 anni, condannato all’ergastolo per omicidio volontario di un edicolante di Napoli.

Sappe. Così il Sappe, sindacato di Polizia Penitenziaria: “Adesso è prioritario catturare l’evaso. Ma la grave vicenda porta alla luce le priorità della sicurezza (spesso trascurate) con cui quotidianamente hanno a che fare le donne e gli uomini della polizia Penitenziaria del carcere di Capanne». A ricostruire l’accaduto è invece il segretario nazionale Fabrizio Bonino: «L’uomo era ammesso al lavoro ai sensi dell’articolo 21 dell’ordinamento penitenziario nell’area esterna del carcere ed ha colto l’occasione per fuggire, presumibilmente, scavalcando una cinta bassa, vista anche l’esiguità del personale presente nei servizi esterni. In svariate occasioni, il Sappe ha rappresentato e manifestato a gran voce la grave carenza di personale di polizia Penitenziaria in servizio presso l’istituto perugino di Capanne. Questa è una evasione frutto della superficialità con cui sono state trattate e gestite le molte denunce fatte dal sindacato sulle condizioni di sicurezza dell’istituto. Se fossero state ascoltate le continue denunce del Sappe probabilmente tutti gli eventi critici denunciati e questa stessa evasione non sarebbe avvenuta. E la cosa grave è che questi numeri si sono concretizzati proprio quando sempre più carceri hanno introdotto la vigilanza dinamica ed il regime penitenziario ‘aperto’, ossia con i detenuti più ore al giorno liberi di girare per le Sezioni detentive con controlli sporadici ed occasionali della polizia Penitenziaria”.

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