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Perugia, incontro Regioni-sindacati: “Italia di mezzo opportunità di coesione e sviluppo”

Oltre alle sigle confederali, presenti il presidente della Regione Umbria Catiuscia Marini, quello della Toscana Enrico Rossi e l'assessore marchigiano Manuela Bora: "Il terremoto può far diventare queste zone un modello per la ricostruzione"

PERUGIA –  Il terremoto prima di tutto, come banco di prova fondamentale per l’Italia di Mezzo, questo progetto ancora in fase embrionale che punta a mettere insieme risorse, energie, reti e potenzialità di una parte importante del Paese, formata prima di tutto da Marche, Toscana e Umbria, ma senza precludere ulteriori collaborazioni e assi con Lazio e Abruzzo.  E l’Italia di Mezzo come “straordinaria opportunità di coesione sociale, di sviluppo economico e civile”, un progetto che, dopo il terremoto, è alla sua “prova decisiva” perché “può diventare anche un modello di risanamento”. Queste le linee guida dell’incontro promosso da Perugia da Cgil, Cisl e Uil di Toscana, Umbria e Marche. A Perugia si sono confrontati sindacati, il presidente della Regione Umbria Catiuscia Marini, quello della Toscana Enrico Rossi e l’assessore marchigiano Manuela Bora (il presidente Luca Ceriscioli era impegnano nelle zone colpite dal sisma).

I sindacati nell’introduzione di Claudio Bendini, segretario generale della Uil dell’Umbria, nella relazione di Walter Cerfeda, presidente dell’Ires Cgil Marche, e nelle conclusioni di Riccardo Cerza, segretario generale della Cisl Toscana, hanno sottolineato prima di tutto che quello dell’Italia di mezzo deve essere “un grande progetto economico, civile e sociale, prima ancora che istituzionale”. Non dunque un percorso calato dall’alto, “come è successo per le Province”, ma una costruzione “mattone dopo mattone” aperta alla partecipazione delle forze sociali e dei territori.

A partire, si diceva, dall’emergenza terremoto: l’Italia di mezzo – hanno proposto i sindacati – potrebbe elaborare una proposta unitaria per la ricostruzione, come primo atto concreto del Protocollo firmato a Bruxelles lo scorso 17 giugno dalle tre Regioni, per “riorientare parte delle risorse dei fondi europei verso Casa Italia, per un grande progetto comune per le zone interne e l’Appennino centrale, candidando questo riorientamento anche all’accesso ai fondi del Piano Juncker”. Ma aldilà dell’emergenza contingente data dal terremoto, l’urgenza dell’Italia di mezzo sta nel fatto che “essa è oggi la condizione stessa per competere nel mondo aperto in cui viviamo”. Perché, secondo Cgil, Cisl e Uil, “nel mondo si compete solo fra sistemi integrati, senza i quali, l’unico destino è quello della marginalizzazione”.

 L’idea di fondo, è che nella discussione sullo sviluppo del Paese sia necessario superare lo schema duale Nord-Sud, valorizzando invece di più l’asse Est-Ovest. “E’ evidente – scrivono Cgil, Cisl e Uil nel loro documento unitario – che andranno affrontate questioni costituzionali e istituzionali, ma è altrettanto chiaro che, fin da subito, si possono mettere a fattor comune molte azioni, che oggi le singole Regioni conducono separatamente, con una nuova e maggiore efficacia”.

 I sindacati hanno posto l’accento in particolare sulle potenzialità di una struttura produttiva “con radici solide e diffuse e molti punti di eccellenza”,  che necessita però dell’organizzazione di “un flusso permanente di ricerca applicata e di trasferimento tecnologico”. Per questo diventa strategica la messa a rete delle università e dei centri di ricerca presenti sul territorio dell’Italia di mezzo, che sono “tra i più importanti al mondo”. E però – sostengono i sindacati – servirebbe “la formazione di una cabina di regia, una sorta di Cnr interregionale, capace di fare da front office per le imprese e da back office per i centri di ricerca delle università”.

La “messa a regime efficiente dell’insieme dei servizi pubblici essenziali”,  la difesa di un modello di coesione e di benessere sociale “che rappresenta lo stesso Dna ed il tratto distintivo più forte delle nostre regioni”, e ancora, quel ‘capitale’ storico e culturale (ben 10 siti che la stessa Unesco ha riconosciuto patrimonio dell’Umanità) che può fare dell’Italia di mezzo “il distretto della bellezza”: sono questi, secondo Cgil, Cisl e Uil di Marche, Toscana e Umbria gli assi portanti su cui costruire il progetto. Un progetto verso il quale i sindacati, da parte loro, hanno già cominciato a muoversi, “mettendo insieme i primi mattoni unitari per la costruzione di un sindacato dell’Italia di mezzo”. “Insieme siamo 6 milioni di donne e di uomini, il 12% del Pil del nostro Paese – hanno concluso Cgil, Cisl e Uil – ed insieme possiamo anche avere l’ambizione di contribuire a realizzare un’Italia più bella, più solidale e più giusta”.

La presidente Marini, in relazione al rapporto fra le regioni coinvolte ha sottolineato come    “In comune abbiamo bilanci sani, coesione sociale e welfare e da qui vogliamo ragionare sui nostri punti di forza, come tessuto imprenditoriale, qualità produttiva, ambiente, turismo, cultura e patrimonio artistico”.   Secondo il presidente della Regione Toscana, “l’idea è più matura di quello che si può pensare e sono convinto che l’Italia di Mezzo ci può riconnettere con la nostra gente, che capirà”.

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