venerdì 2 Giugno 2023 - 17:28
25.7 C
Rome

Città della Pieve, chiesti trenta anni per la donna che uccise il figlio di 2 anni

Secondo la ricostruzione accusatoria, la donna, ungherese di 44 anni, uccise il figlio con diverse coltellate

PERUGIA –  Erzsebet Bradacs “ha agito in modo consapevole e con piena premeditazione” quando uccise il figlio Alex, di due anni, nell’ottobre del 2021 a Pò Bandino di Città della Pieve, secondo il pubblico ministero Manuela Comodi che ne ha chiesto la condanna a 30 anni di reclusione al termine della requisitoria davanti alla Corte d’assise di Perugia. Riconoscendole comunque come attenuante il vizio parziale di mente. Secondo la ricostruzione accusatoria, la donna, ungherese di 44 anni, uccise il figlio con diverse coltellate, adagiandone poi il corpo sul nastro trasportatore della cassa di un supermercato. Secondo Comodi l’imputata “una settimana prima dell’omicidio aveva saputo che il tribunale le aveva tolto l’affidamento del figlio e lo aveva dato in maniera esclusiva al padre”. “L’idea di uccidere era molto precedente al fatto, ha quindi sottolineato il pm, frutto di uno scompenso improvviso ma di determinismo consapevole”.

La difesa della donna

La donna quando ha ucciso suo figlio era in tale stato mentale “da escludere la capacità d’intendere o di volere” e per questo va assolta per difetto di imputabilità, con applicazione della misura di sicurezza più idonea: è la richiesta avanzata alla Corte d’assise di Perugia dagli avvocati Luca Maori e Enrico Renzoni, difensori della madre del piccolo Alex, ucciso con sette coltellate in un casolare abbandonato a Pò Bandino il primo ottobre 2021. I giudici sono ora in camera di consiglio per decidere sull’accusa di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione nei confronti della donna ungherese. “Le emergenze istruttorie – hanno spiegato i legali in aula – ci consegnano una realtà composita nella quale, da un lato, la paternità della condotta omicidiaria appare riconducibile all’imputata; dall’altro, l’imputabilità della medesima risulta compromessa da una grave patologia mentale presente anche al momento del fatto criminoso”. Per i difensori è “circostanza pacifica che la Bradacs, al momento del fatto fosse affetta (e lo è tuttora) da una grave patologia psichiatrica” e a dimostrarlo ci sarebbe anche “l’assurdità delle azioni compiute immediatamente dopo l’omicidio del piccolo Alex, ovvero il fotografare il bambino appena ucciso e inviarne immagini e video al figlio maggiore e ad altri conoscenti, entrare nel supermercato e adagiare il piccolo sul nastro trasportatore della cassa e lo stesso girovagare per ore senza meta”.

- Pubblicità -spot_img

More articles

Ultime Notizie

- Pubblicità -spot_img

Ultima Ora

[hungryfeed url="http://www.agi.it/cronaca/rss" feed_fields="title" item_fields="title,date" link_item_title="0" max_items="10" date_format="H:i" template="1"]