PERUGIA -E’ scomparso lo scorso venerdì a Perugia Mario Sante De Angelis. Romano di nascita, umbro di adozione, è stato per molti anni vice-direttore della Motorizzazione di Perugia e direttore di quella di Terni. Per poi diventare direttore generale del Ministero dei Trasporti. Tra gli altri suoi incarichi, la direzione della Ferrovia Sangritana in Abbruzzo, trasformata su suo impulso, dopo molte vicissitudini organizzative e gestionali, in una linea storica ad uso turistico.
Laureato all’Università di Roma nell’immediato dopoguerra, De Angelis è stato un Ingegnere del traffico tra i più noti e apprezzati a livello europeo. Il suo nome resta legato all’introduzione nel 1998 delle nuove targhe automobilistiche, poi diventate uno standard europeo. C’era bisogno di un sistema di numerazione dei veicoli adeguato all’incremento delle immatricolazioni. La sua idea, dopo lunghi studi, fu di abbandonare la numerazione legata alle sigle delle province per passare ad un meccanismo – quello attualmente vigente – composto da due lettere, tre numeri e due lettere. Vale a dire, un numero pressoché infinito di possibili combinazioni.
All’epoca questa novità scatenò polemiche furibonde. Il più ostile – con interviste alla stampa e alla televisione – fu il regista Franco Zeffirelli, secondo il quale togliendo il riferimento alle province si colpiva l’identità degli italiani. Toccò a De Angelis difendere il nuovo sistema durante numerose apparizioni televisioni (dal giovane Fabio Fazio a Sandro Paternostro). Alla fine la scelta europea, burocratica ma funzionale, ebbe la meglio sulla difesa a oltranza del campanilismo a quattro ruote.
A De Angelis si deve anche la redazione di molte parti del nuovo Codice della Strada entrato definitivamente in vigore nel 1993. Una competenza tecnica che lo ha portato a scrivere numerosi volumi, saggi e voci d’enciclopedia sui quali si è formata, negli ultimi trent’anni, la gran parte degli esperti italiani del settore.
De Angelis lascia la moglie Rina Pesaresi, storica presidente dell’Università della Terza Età dell’Umbria, il figlio Guido, anch’egli ingegnere e funzionario della Regione Umbria, e la figlia Maria Cristina, direttrice della Fondazione CariPerugia Arte.