PERUGIA – Settantunesimo anno degli Amici della musica, la prima volta senza Franco Buitoni, il raffinato signore della grande musica perugina. Nel teatro Morlacchi gremito come sempre lo ricorda la presidente di Perugia Musica Classica, la dottoressa Anna Calabro, con poche, ma evocative parole. Per la tredicesima volta, dall’anno della sua fondazione, il 1985, è ospite la Orchestra Sinfonica Giovanile Italiana, la splendida e duratura creazione di Piero Farulli e della villa La Torraccia di Fiesole. Nel programma di sala Andrea Lucchesini, che proprio a Perugia mosse i primi passi della sua prestigiosa carriera, nelle sue vesti di direttore artistico uscente dell’Orchestra, sottolinea il rapporto che sin dagli esordi legò la Giovanile Italiana al teatro Morlacchi, luogo in cui l’intera comunità della critica musicale italiana ne salutò la prima uscita extrafiesolana. Farulli, antico docente del Conservatorio perugino, particolarmente legato alla dinastia dei Buitoni, volle che fosse proprio la nostra città ad ospitare i giovani fiesolani diretti da Riccardo Muti Nella Jupiter di Mozart. Erano allora anni in cui si credeva di poter ancora costruire qualcosa di grande con la musica e per la musica, ed è bello che Perugia sia entrata così nell’utopia.
Il programma diretto da un dinamico ed efficientissimo John Axelrod era proprio di quelli che non sarebbe piaciuto a Franco Buitoni: troppo rumoroso, un pò volgarotto, assolutamente distante da quella sintesi di equilibrio classico che animava le riflessioni del presidente storico degli Amici della Musica. Ma qui si trattava di celebrare soprattutto quel che certi autori stranieri hanno visto dell’Italia, e sono proprio gli aspetti più vistosi, dalla fanfare militari e i canti di Trastevere del Ĉaikovskij del “Capriccio Italiano” alla tammurriata con cui Richard Strauss piombò in una inaspettata vertenza con Luigi Denza, l’autore di “Funiculì funiculà”. In mezzo a tanto frastuono fa la voce grossa anche Respighi, con le urla dei bambini che aprono le Festa Romane, e il passo cadenzato delle legioni romane che percorrono la via Appia. E trattandosi del 1924 non c’è dubbio che si tratti di fascisti sansepolcristi.
Il concerto piace moltissimo al pubblico, appena un pò sopraffatto dalla lunghezza pletorica del finale “Aus Italien” di Strauss, ma disposto ad applaudire i giovani fiesolani che hanno sfoderato una batteria di strumenti a fiato di invidiabile caratura e una fila di percussionisti capaci di esplodere al gesto di Axelrod. Pe gli arhci, polpa carnosa nei primi quadri del citato Strauss, ma anche trame raffinate nella evocazione notturna del Gianicolo di Respighi. Ascoltare i fiesolani è la conferma di una eccellenza e di una qualità riconosciuta e arricchita, per questa occasione, da elementi ospiti delle giovanili di Spagna e Romania.