MAGIONE – Spacciava cocaina ogni giorno a consumatori di ogni età e professione, alcuni dei quali anche beneficiari di reddito di cittadinanza, che arrivavano dalle province di Arezzo, Siena e Perugia. All’alba di mercoledì i carabinieri di Città della Pieve hanno fatto scattare una raffica di perquisizioni tra Passignano sul Trasimeno e Corciano arrestando e portando in carcere il trentenne albanese, considerato il capo dell’attività di spaccio, e facendo scattare i domiciliari per altri due connazionali che lo aiutavano nel business della droga. Un quarto soggetto, anche lui di nazionalità albanese, è risultato irreperibile e per lui è previsto l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria con obbligo di dimora.
Misure Le misure cautelare sono state chieste dalla procura di Perugia e firmate dal gip dello stesso tribunale che hanno condiviso l’esito delle indagini compiute, fin dall’aprile 2020, quindi in pieno lockdown, dagli uomini del comandante Andrea Caneschi. Loro hanno osservato, filmato e pedinato per mesi i quattro pusher identificando anche decine di clienti, sia uomini che donne, di età compresa tra 19 e 65 anni: si tratta di imprenditori, impiegati, operai e studenti, ma anche di un alcuni soggetti che vivono col reddito di cittadinanza.
Filmato Secondo gli investigatori dell’Arma, il trentenne albanese di muoveva prevalentemente a Passignano, dove risiedeva prima di essere portato in carcere, ma in questo territorio, a una manciata di chilometri dal confine regionale con le province di Arezzo e Siena, arrivavano i clienti. Il pusher e i suoi aiutanti utilizzavano automobili differenti, spesso noleggiate o prestate da soggetti incensurati, e cambiavano continuamente il luogo di spaccio, vendendo cocaina sia lungo le piste ciclabili che nei parcheggi dei cimiteri, oltreché in zone di campagna isolate o aree pedonali. Tra gli atti di indagini anche un filmato realizzato dai carabinieri che hanno ripreso tre dei quattro indagati impegnati a trasportare una cassa di legno dal bosco al bagagliaio dell’auto, cosa ci fosse all’interno, però, non si è compreso. Tutti i giovani albanesi, comunque, non hanno un’occupazione e di conseguenza sono risultati sconosciuti al fisco, motivo per cui per la procura di Perugia vivevano di spaccio.