PERUGIA – Il solenne impegno di pace dei rappresentanti delle religioni mondiali, concluso con queste parole da Benedetto XVI, morto nella mattina del 31 dicembre a 95 anni, fece rivivere il 27 ottobre 2011 lo ”spirito di Assisi”, nella Giornata interreligiosa di dialogo e preghiera convocata da Ratzinger nella citta’ di San Francesco a 25 anni esatti dallo storico incontro voluto da Giovanni Paolo II.
Dinanzi agli oltre 300 delegati di tutte le religioni mondiali giunti con lui in treno ad Assisi – delle varie chiese cristiane, ebrei musulmani, buddisti, indu’, jainisti, sikh, zoroastriani, bahai, confuciani, taoisti, scintoisti, delle religioni tradizionali di Africa, Asia e America – il papa ribadì con forza che appellarsi alla religione per causare violenza, in particolare quando ”la violenza viene esercitata dai difensori di una religione contro gli altri”, non rappresenta ”la vera natura della religione”: ”e’ invece il suo travisamento e contribuisce alla sua distruzione”.
La visita ad Assisi
Quella del 2011 fu la seconda visita di papa Benedetto XVI nella città di San Francesco: la prima risale al 17 giugno 2007, quando proprio da Assisi papa Ratzinger lanciò un ”accorato e pressante appello” perche’ “tacciano le armi che insanguinano in particolare la Terra Santa, l’Iraq, il Libano e tutta la regione mediorientale”.
In quella occasione papa Benedetto definì Assisi “un luogo dell’anima”. Lo ricorda oggi la rivista San Francesco. “Otto secoli or sono – disse fra l’atro il papa – difficilmente la città di Assisi avrebbe potuto immaginare il ruolo che la Provvidenza le assegnava, un ruolo che la rende oggi una città così rinomata nel mondo, un vero ‘luogo dell’anima’. A darle questo carattere fu l’evento che qui accadde, e che le impresse un segno indelebile. Mi riferisco alla conversione del giovane Francesco, che dopo venticinque anni di vita mediocre e sognatrice, improntata alla ricerca di gioie e successi mondani, si aprì alla grazia, rientrò in se stesso e gradualmente riconobbe in Cristo l’ideale della sua vita. Il mio pellegrinaggio oggi in Assisi vuole richiamare alla memoria quell’evento per riviverne il significato e la portata”.
Il cardinale Bassetti
“Vorrei esprimere la mia personale riconoscenza e gratitudine per il grande servizio che Joseph Ratzinger ha dato alla Chiesa universale nel corso della sua vita. Un servizio reso con grande umiltà, senza chiedere niente per sé stesso e che ha svolto per tantissimi anni assumendo molti incarichi di responsabilità: come sacerdote, come professore, come Arcivescovo, come Prefetto per la Congregazione per la Dottrina della fede e, infine, come Papa”. Lo sottolinea il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo emerito di Perugia-Città della Pieve e già presidente delle Cei, nell’apprendere la notizia della morte del Papa emerito Benedetto XVI.
Il primo saluto «Ricordo ancora la gioia e lo stupore – prosegue il porporato – quando, durante il suo primo saluto come Pontefice dalla Loggia centrale della Basilica Vaticana, Benedetto XVI si autodefinì come ‘un semplice e umile operaio della Vigna del Signore’. Quelle parole, così sobrie e modeste, ci restituiscono appieno la cifra umana e spirituale della sua persona, ma anche il significato profondo dello spirito di servizio che ha contrassegnato tutto il suo pontificato, dall’inizio alla fine. Ricordo bene, infatti, anche la sua ultima udienza generale, quando ricordò a tutti i fedeli che se ‘soffiano i venti contrari’ è sempre il ‘vento dello Spirito Santo’ che ci guida e ci aiuta nelle avversità. Perché la Chiesa è di Dio, è ‘Lui che la conduce’».
Gesù al centro «Tra le molte azioni pastorali del suo pontificato – afferma il cardinale –, mi preme ricordare l’indizione dell’“anno della fede” nel 2012, sull’esempio di quanto fece Paolo VI nel 1967. La scissione tra libertà e responsabilità, da un lato, e la profonda sovrapposizione tra desiderio e diritto, dall’altro, avevano da tempo prodotto una sorta di corto circuito morale nella società. L’“anno della fede” nasceva in questo contesto storico-sociale in cui il cristianesimo appariva sempre più ai margini della società contemporanea e la figura di Gesù sembrava essere diventata residuale persino nel vissuto di molti fedeli. Con la proclamazione dell’“anno della fede”, invece, Gesù veniva rimesso al centro del messaggio salvifico, cuore pulsante e figura imprescindibile della Rivelazione”.
Il vescovo Maffeis
Anche il vescovo di Perugia Ivan Maffeis ricorda il Papa emerito: “Alla notizia della morte di Benedetto XVI, scrivo a voi per raggiungere le comunità cristiane della Diocesi. Con tutta la Chiesa affidiamo il Papa emerito alla misericordia del Dio di Gesù Cristo, a cui ha consacrato tutta la sua vita e la sua missione. Ha servito la verità, ne è stato ricercatore umile, coraggioso e appassionato; ci ha ricordato – spesso inascoltato e incompreso – la centralità della dignità umana, il significato della libertà, la grandezza dell’amore: quello di Dio e quello dell’uomo, inscindibilmente uniti. È grazie anche alla testimonianza di quest’uomo fragile e forte, che possiamo guardare avanti con la fiducia che il Signore cammina con noi e ci avvolge della sua bontà». Maffeis l’ha scritto ai sacerdoti e ai diaconi nell’apprendere la notizia del ritorno alla Casa del Padre del Papa emerito Benedetto XVI, dando disposizione ai parroci affinché «in tutte le celebrazioni di sabato 31 dicembre e domenica 1° gennaio, si inserisca la seguente intenzione nella Preghiera Universale: Signore, nel ringraziarti per il dono di papa Benedetto XVI, che ha presieduto nella carità la tua Chiesa, ti chiediamo di offrirgli la giusta ricompensa promessa ai fedeli operai del Vangelo, rendendolo partecipe della liturgia del Cielo. Preghiamo”.