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C. Castello, “Lo spazio di materia” da Mirò a Christo: si chiude centenario Burri

Città di Castello, ieri l'inaugurazione della grande mostra ai Seccatoi del Tabacco rinnovati dopo il recente restauro

CITTÀ DI CASTELLO – Ultima tappa per il centenario della nascita di Alberto Burri (Città di Castello 1915 – Nizza 1995), considerato uno dei giganti dell’arte del Novecento, erede di quella grande tradizione della storia dell’arte italiana che affonda la radici in Giotto e nell’altro grande pittore dell’Alta Valle del Tevere, Piero della Francesca.

Ieri, sabato 24 settembre, la sede espositiva dei Seccatoi del Tabacco – oggetto nei mesi scorsi di un importante restauro e ampliamento – ha visto l’inaugurazione della grande mostra “Lo Spazio di Materia –  Tra Europa e Usa”, che si propone di dare seguito alla mostra “Alberto Burri. The Trauma of Painting” dell’ottobre 2015 al Solomon Guggenheim di New York e della successiva tappa al Kunstsammlung Nordrhein-Westfalen di Düsseldorf. Esposizioni che hanno fatto registrare grande successo e migliaia di visitatori: l’auspicio è che anche Città di Castello, città natale del Maestro, potesse attirare quell’attenzione e offrire quel respiro internazionale che finora è andato, per così dire, a singhiozzo.

La mostra, aperta fino al 6 gennaio 2017, costituisce “una vasta ricognizione relativa alle più significative tendenze dell’arte contemporanea del secondo dopoguerra del XX secolo – spiega in una nota la Fondazione Burri Palazzo Albizzini –  che sembra possibile coniugare all’arte di Burri sia in quanto tematicamente antecedenti ad essa sia in quanto coeve o successive, con individuati aspetti dialettici di più evidente influenza”. Come dichiarato da Richard Armstrong, direttore del Guggenheim Museum in occasione dell’apertura della retrospettiva The Trauma of Painting, “la mostra afferma la posizione di Burri come uno dei più innovativi artisti del periodo del secondo dopoguerra mondiale. Ha creato un nuovo tipo di oggetto, simultaneamente pittorico e scultoreo, che ha influenzato successivamente artisti associati col New Dada, il Noveau Réalisme e il Postminimalism”.

burriGli artisti in mostra. Accanto a un nucleo scelto di opere di Burri, dai catrami alle muffe, dai sacchi ai gobbi, dai legni alle combustioni, dai ferri alle plastiche, dai cretti ai cellotex fino al “nero e oro”, è stato possibile possibile ammirare opere di maestri protagonisti del XX e XXI secolo: Fautrier, Dubuffet, Pollock, Motherwell, Hartung, De Kooning, Wols, Calder, Marca-Relli, Scarpitta, Matta, Nicholson, Tàpies, Colla, Rauschenberg, Twombly, Johns, Fontana, Manzoni, Castellani, Uncini, Lo Savio, Klein, Rotella, Christo, Tinguely, Arman, César, Morris, Sonnier, Beuys, Kounellis, Calzolari, Pistoletto, Pascali, Nevelson, Piene, LeWitt, Scialoja, Mannucci, Leoncillo, Andre, Afro, Chamberlain, Capogrossi, Kiefer, Miró, Soulages.

Oltre alle opere di questi artisti – riferisce ancora la Fondazione – un repertorio fotografico e documentario dello storico frangente tra il 1947 e il 1989, comprendente dati sulle correnti artistiche, manifesti, dépliant, cataloghi, pubblicazioni, video, film, schede biografiche, produzioni teoriche e altri significativi materiali illustrativi, si snoderà lungo un percorso con l’obiettivo di facilitare la “fruizione” di questo particolare momento storico culturale dell’arte dal dopoguerra al termine emblematico della fine della Guerra fredda e della caduta del muro di Berlino. La mostra sarà aperta dal martedì al venerdì, con orario 9–12.30 e 14.30 – 18, sabato domenica e festivi dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 18.
A Chiusi delle Verna riapre “Le dimensioni della materia”. E in occasione dell’inaugurazione della grande mostra tifernate, a Chiusi della Verna negli spazi della Podesteria di Michelangelo, dal 23 al 25 settembre ci sarà la riapertura straordinaria dell’esposizione “Alberto Burri. Le dimensioni della materia”, con orario 9.30 – 12.30 e 15.30 – 18.30. “Un’occasione questa – spiegano gli organizzatori – per creare un piccolo circuito all’insegna dell’opera di Burri, che dall’Alta Valle del Tevere e dall’Umbria giunge alla Toscana e alle foreste casentinesi”.
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