Il progetto
Il progetto durerà quattro anni e prenderà il via nel giugno prossimo, con la partecipazione di 15 partner tra atenei e aziende, si va dall’Università di Bologna a quella di Maastricht fino ad aziende come la scandinava Stora Enso e la tedesca EvoLogics. “In particolare puntiamo a ottenere nuovi materiali destinati a settori applicativi dove le bioplastiche non riescono a soddisfare i requisiti tecnici necessari o dove le plastiche tradizionali di origine fossile risultano ancora ampiamente utilizzate” ha detto la prof Puglia.
Nuove bioplastiche
La docente ha poi spiegato che si parla soprattutto di «imballaggi per dispositivi biomedicali ed elettronici, per i quali è richiestaresistenza alla sterilizzazione ed elevate proprietà barriera, ma anche per il settore automobilistico, che richiede resistenza all’invecchiamento UV e proprietà antibatteriche intrinseche, nonché per i dispositivi subacquei, dove sono necessarie specifiche proprietà antivegetative e biodegradabilità in acqua di mare».
Il lavoro della prof Puglia
Puglia spiega che i materiali che si conta di sviluppare a Terni dovranno “essere valutati anche sulla base della loro processabilità, che è – spiega la prof Puglia – un’ulteriore caratteristica obbligatoria da verificare per il reale ingresso sul mercato, sia rispetto alle tecnologie consolidate, come lo stampaggio a iniezione e l’estrusione, sia a quelle più innovative, come l’elettrofilatura, la stampa 3D e la stereofotografia”.