PERUGIA – A distanza di due anni dall’inizio dell’emergenza sanitaria, i numeri del Registro delle imprese della Camera di commercio dell’Umbria fotografano un sistema imprenditoriale che non cresce e che fatica a tornare ai livelli pre-pandemia. Questo lo scenario che emerge dai dati Movimprese elaborati dalla Camera di commercio dell’Umbria, con un focus sull’impresa straniera, che “non conosce crisi”.
Il quadro in cifre
Alle 1.285 iscrizioni complessive di nuove attività economiche rilevate tra gennaio e marzo 2022 hanno risposto 1.544 cessazioni; si assesta cosi a 94.409 imprese lo stock di aziende registrate in Umbria. Il saldo negativo risultante dai due flussi (-259 unità) fotografa pertanto un sostanziale ‘stallo’ nella dinamica imprenditoriale. Resta debole infatti la dinamica delle iscrizioni, che rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno non registra un incremento ma una lieve contrazione (-27 iscrizioni rispetto al primo trimestre del 2021). Dinamica influenzata quest” anno – sottolinea l” ente camerale – anche dal clima d’incertezza conseguente agli squilibri geo-politici innescati dal conflitto russo-ucraino. Inquadrando l” Umbria in un contesto nazionale, la regione figura insieme a Marche, Molise e Abruzzo tra quelle con il saldo negativo più sostenuto.
Inchiodato sotto lo zero
Tra aperture e cessazioni d’ impresa infatti, il saldo umbro è inchiodato sotto lo zero: -0,27% al 30 marzo 2022 (-0,18% a nel 2021). Tenendo presente gli aspetti stagionali che influenzano il bilancio del primo trimestre dell’anno, con il peso delle chiusure comunicate sul finire dell’anno precedente e rilevate statisticamente a gennaio, i dati del primo trimestre del 2022 restituiscono il profilo di un sistema imprenditoriale che stenta a riprendere ritmo e che vede al suo interno il contributo sostanzioso, in termini di nati-mortalità, dell’imprenditoria straniera.
Primo trimestre in nero
Tutte le tipologie d’ impresa chiudono il primo trimestre dell’anno con il segno meno, ad eccezione delle società di capitali, che a conferma del trend positivo registrato negli ultimi anni, chiudono un saldo positivo per 181 nuove aziende (307 registrate nel primo trimestre a fronte di 189 cessazioni) per un totale di oltre 25mila società di capitali, registrate in Umbria (25.301). Le imprese a guida straniera – come detto – mostrano particolare resilienza. Il monitoraggio sulle aperture e chiusure fotografa per questa tipologia d’impresa un saldo invariabilmente positivo. Nel 2021 ci sono state +376 imprese nate, saldo postivo anche nel 2020. Nell” anno della pandemia infatti sono nate 765 nuove imprese straniere e hanno chiuso i battenti 513 aziende. Allargando lo sguardo ad uno spaccato temporale più ampio, gli ultimi cinque anni, il risultato non cambia. Passiamo dalle 8.391 registrate al 31 dicembre 2018 alle 9.434 del 31 dicembre 2021, con una crescita molto vistosa del 12,4%. Trend in crescita confermato anche in questo primo trimestre dell’anno.
In media nazionale
Al 31 marzo le imprese straniere passano da 9.434 a 9.514 e chiudono il trimestre con un saldo positivo tra nuove nate e chiusure per 70 unità. Sono talmente dinamiche che, al primo trimestre 2022, superano la quota del 10% sul totale delle imprese registrate in Umbria. Un tasso che colloca l’Umbria nella media nazionale (10,6%). “Dai dati emerge una tendenza che sembra consolidarsi, il saldo tra imprese attivate e cessate è positivo tra gli immigrati e negativo tra gli italiani e la pandemia sembra aver impattato molto di più sulla base imprenditoriale italiana – commenta il presidente della Camera di commercio dell” Umbria, Giorgio Mencaroni – insomma gli imprenditori stranieri sembrano andare controcorrente e rappresentano una parte strutturalmente significativa del tessuto imprenditoriale umbro”. Gli imprenditori stranieri sono anche più giovani: dei 13.103 titolari d” impresa stranieri operanti in Umbria , ben 6.802, ossia il 51,9% hanno tra i 30 e i 49 anni, mentre tra gli italiani gli imprenditori under 50 sono il 41.131 su 148.040 ossia appena il 27,9%. Sono attivi soprattutto nei settori commercio, costruzioni e ristorazione.