PERUGIA – Nel 2023 è proseguita la fase di “progressivo indebolimento” dell’attività economica umbra in atto dalla metà dello scorso anno. E’ quanto emerge dall’aggiornamento congiunturale realizzato dalla Banca d’Italia presentato mercoledì a Perugia. A illustrare i dati è stata la direttrice Miriam Sartini. In base all’indicatore trimestrale dell’economia regionale (Iter) nel primo semestre – è stato detto – il prodotto è cresciuto dell’1,3 per cento rispetto allo stesso periodo del 2022, in linea con il dato italiano ma in forte rallentamento. L’indicatore coincidente Regiocoin-Umbria, che fornisce una stima dell’evoluzione delle componenti di fondo dell’economia regionale, mostra poi un peggioramento a partire dal mese di marzo e nella fase più recente è divenuto negativo.
Turismo comparto trainante
Il turismo si conferma comparto trainante per l’economia dell’Umbria. In base all’aggiornamento congiunturale della Banca d’Italia ha infatti “continuato a fornire un contributo ampiamente positivo grazie all’ulteriore robusto incremento delle presenze (del 9,6 per cento nei primi nove mesi, più della media nazionale) sia di italiani sia di stranieri”. Presenze che “hanno raggiunto un nuovo massimo” è stato detto nel corso della presentazione dei dati a Perugia. In base all’aggiornamento congiunturale la crescita è stata più marcata per la componente straniera, ha interessato tutte le tipologie ricettive ed è stata diffusa a quasi tutto il territorio. La direttrice della filiale di Perugia della Banca d’Italia ha parlato di “fase espansiva” della crescita. “L’aeroporto di San Francesco – ha quindi sottolineato – ha registrato un flusso di passeggeri in crescita del 53,7 per cento che ha superato di due volte e mezzo il picco del 2019”.
Edilizia in espansione
È proseguita l’espansione dell’attività edilizia, sebbene con un’intensità inferiore a quella registrata nel biennio precedente; alla minore spinta derivante dalle misure di incentivo fiscale si è accompagnata la crescita degli investimenti degli enti pubblici territoriali, che hanno cominciato a beneficiare dei progetti finanziati dal PNRR. Nel terziario si è affievolita la dinamica del commercio, che ha riflesso il brusco rallentamento dei consumi connesso con la perdita di potere di acquisto da parte delle famiglie; il comparto turistico ha invece continuato a fornire un contributo ampiamente positivo grazie all’ulteriore robusto incremento delle presenze (9,6 per cento nei primi nove mesi), che hanno raggiunto un nuovo massimo. La crescita è stata più marcata per la componente straniera, ha interessato tutte le tipologie ricettive ed è stata diffusa a quasi tutto il territorio.
La redditività
La redditività delle imprese si è rafforzata; vi hanno contribuito l’attenuazione delle difficoltà legate all’approvvigionamento e ai rincari energetici e la dinamica salariale ancora modesta. Le disponibilità liquide sono rimaste su livelli elevati. L’aumento del costo opportunità di detenere fondi sui conti correnti ha indotto le imprese a riallocarli in attività con una più elevata remunerazione, a partire dai depositi a scadenza. I finanziamenti al settore produttivo hanno mostrato una flessione sempre più accentuata (-6,9 per cento ad agosto), a causa del calo della domanda di credito e dell’inasprimento dei criteri di offerta. Nonostante il progressivo incremento del costo dei finanziamenti, in linea con il rialzo dei tassi ufficiali, gli indicatori di deterioramento della qualità del credito si sono attestati su valori storicamente bassi.
Occupazione
Il numero di occupati ha ripreso a crescere (3,1 per cento; 2,0 nella media del Paese). L’aumento ha riguardato esclusivamente i lavoratori dipendenti e ha consentito di completare il recupero dei livelli precedenti l’emergenza sanitaria. Il tasso di occupazione ha raggiunto il 66,4 per cento (dal 64,7 del primo semestre del 2022). Le attivazioni nette di contratti sono aumentate per la componente a termine e, tra i settori, soprattutto nel turismo. Nonostante il rallentamento dell’inflazione rispetto ai massimi dello scorso anno, il potere di acquisto delle famiglie ha continuato a essere eroso. I depositi bancari sono diminuiti (-3,1 per cento a giugno), anche per la ricomposizione del portafoglio a favore di attività più remunerative. Le richieste di mutui per l’acquisto di abitazioni si sono ridotte in misura significativa a causa dell’incremento dei tassi di interesse.
Le aspettative
Le aspettative di breve periodo degli operatori economici regionali sono orientate in larga parte al pessimismo; su di esse gravano anche le possibili ricadute delle tensioni geopolitiche, accentuate dai recenti eventi in Medio Oriente. I piani aziendali prevedono un calo della spesa per investimenti; vi incidono condizioni di offerta di credito improntate a cautela, per il maggior rischio percepito dalle banche. Un impulso significativo alla domanda aggregata e alla trasformazione digitale ed ecologica del sistema economico è rappresentato dall’attuazione del PNRR: al 10 ottobre le risorse complessivamente assegnate agli enti territoriali della regione erano pari a 1,8 miliardi di euro.
L’impatto del Piano nazionale di ripresa e resilienza
Cominciano a essere tangibili gli effetti sull’economia dell’Umbria del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Secondo l’aggiornamento congiunturale della Banca d’Italia alla minore spinta derivante dalle misure di incentivo fiscale si è accompagnata la crescita degli investimenti degli enti pubblici territoriali, che hanno cominciato a beneficiare dei progetti finanziati dal Pnrr. Un quadro delineato dalla direttrice Miriam Sartini. Tra gli altri dati proposti quello sulle vendite del settore industriale che nei primi nove mesi del 2023 hanno evidenziato una “modesta” crescita. Secondo la Banca d’Italia l’attività ha perso vigore in relazione alla debolezza della domanda sia interna sia estera, che si è riflessa anche sul clima di fiducia delle imprese. Dopo un biennio in forte espansione, le esportazioni si sono ridotte (-0,9 per cento nel primo semestre in termini reali). Ha inciso – secondo l’aggiornamento congiunturale – il “marcato” calo registrato nel settore dei metalli, a fronte della crescita ancora sostenuta delle vendite di abbigliamento e meccanica. È poi proseguita l’espansione dell’attività edilizia, sebbene con un’intensità inferiore a quella registrata nel biennio precedente.
Dinamica del commercio in affanno
Nel terziario si è affievolita la dinamica del commercio, che ha riflesso il brusco rallentamento dei consumi connesso con la perdita di potere di acquisto da parte delle famiglie. In Umbria poi il tasso di occupazione ha raggiunto il 66,4 per cento (dal 64,7 del primo semestre del 2022). Le attivazioni nette di contratti sono aumentate per la componente a termine e, tra i settori, soprattutto nel turismo. Secondo lo studio, poi, nonostante il rallentamento dell’inflazione rispetto ai massimi dello scorso anno, il potere di acquisto delle famiglie ha continuato a essere eroso.