di Stefano Ragni
CITTA’ DI CASTELLO -Il Festival delle Nazioni continua a svolgere le sue serate tematiche col pieno conforto del pubblico e con l’alta qualità di proposte che, benché scaturiscano da piani progettuali non confortati dagli adeguati sostegni economici, mantengono intatto lo smalto della innovazione. Per un concerto prezioso come quello del Quartetto Zaïde svoltosi a Citerna la elegante chiesa rinascimentale di san Francesco era piena di ascoltatori, convocati a un appuntamento non certo popolare. Utilizzando il nome dell’eroina del seicentesco romanzo di Madame de La Fayette, una trama tutta al femminile, con l’inquietante ed attuale identità religiosa cristiana in una Spagna musulmana, le quattro deliziose francesine, un fascio di radiosa giovinezza, hanno mostrato una eccezionale tempra esecutiva. Gestito con successo il mastodontico Quartetto di Franck, una trama di esaltazioni cromatiche e di rimorsi contrappuntistici, cinquanta minuti di musica senza respiro, le ragazze di Zaïde hanno voluto inserire nel programma una “prima italiana” di Francesca Verunelli, un Secondo Quartetto a loro dedicato. Trama sonora evanescente, e vaporosa, un continuo refolo di armonici, con picchi di pizzicati di preziosa incisività la pagina merita attenzione per la sua disponibilità a una ascolto fascinoso. Una pagina che parla IRCAM e che accentua la capacità dei giovani compositori a ricavare ancora dal suono quello che c’è di comunicabile. Chiusura in chiave raffaellita col Quartetto di Ravel, pannello di eleganza esposto con la maestria che merita.
Serata molto entusiasmante anche quella successivamente tenuta nel cortile del castello Bufalini a San Giustino. Qui la tradizione ha fatto da padrona con uno stellare di Federico Mondelci, un Argonauta del saxofono capace di suonare ininterrottamente per più di un’ora, passando dal prediletto contralto, al tenore e al soprano. Musiche di repertorio di Ibert, Bozza, Milhaud e Francaix percorse con un elettrizzante virtuosismo e velocità che mettono a dura prova i componenti dell’ensemble strumentale Le Saxo. Forma fisica smagliante per lo strumentista marchigiano, una delle eccellenze della musica italiana nel mondo e da anni un prezioso animatore delle attività didattiche del Festival. Seconda parte all’insegna della distensione, con gli arrangiamenti di canzoni francesi realizzate dal trombonista Massimo Morganti, spesso convocato a parte solistica. Si parte con un arcaico “Plaisir d’amour” di Martini e si va verso Kozma di “Foglie morte” e Trenet di “Che resta dei nostri amori?” con la dolcezza di un saxofono ricco di armoniosità e di polposa pasta timbrica. Chiusura coi ritmi di Gershwin, con un Summertime rivisitato in chiave dinamica e un album di songs che strappano al pubblico applausi e entusiasmi.