TEL AVIV (Israele) – L’Umbria sportiva ancora sul podio. Dopo la straordinaria medaglia d’argento di Riccardo Menciotti nei 100 dorso S10 ai campionati mondiali paralimpici, il testimone è raccolto dalla spoletina Agnese Duranti che a Tel Aviv ha centrato una straordinaria doppietta insieme alle compagne della nazionale di ginnastica: oro nel concorso misto e nei cinque cerchi, oltre all’ argento nell’all around.
Proprio quest’ultimo sarebbe stato addirittura oro se la giuria non le avesse letteralmente derubate per favorire la nazionale di casa.
I cinque cerchi
Alessia Maurelli, Martina Centofanti, Agnese Duranti, Martina Santandrea, Daniela Mogurean, e Laura Paris dirette dalla ct Emanuela Maccarani, hanno eseguito un esercizio impeccabile sulle note di “They don’t care about Us” di Michael Jackson e sono riuscite a guadagnarsi il gradino più alto del podio in questa gara che non è prevista ai Giochi.
Per loro punteggio complessivo di 36.650 (19.000 per le difficoltà, 8.600 per l’esecuzione, 9.050 per la nota A) e sono così riuscite a prevalere su Israele (36.450). Si tratta del terzo oro della storia nella specialità con una sola tipologia di attrezzi dopo l’apoteosi casalinga di Torino nel 2008 e il sigillo di Guadalajara nel 2018. Ora la gara con nastro e palle.
La gara del misto
Nel misto le azzurre si sono esibite note sulle note di “Mercy in Darkness” di Two Steps From Hell & Thomas Bergersen, interpretando l’omaggio agli sport olimpici, superando la Spagna (31.950) e l’Azerbaigian (31.900), mentre Israele si è fermato al quarto posto (31.100). i tratta del primo titolo continentale nell’esercizio misto nella storia azzurra.
Il concorso all-around
Ieri la prova dell’All Around. Ancora una prestazione superba delle azzurre: 34.000 nell’esercizio misto (contro il 33.000 di Israele), poi è arrivato il 35.650 con i cinque cerchi. Sembrava impossibile per Israele centrare il 36.700 che serviva a ribaltare la situazione, l’incredulità è stata tangibile una volta uscito il punteggio clamoroso di 36.950. Tanta rabbia, per una tradizione che purtroppo si conferma, quella delle giurie che premiano gli atleti di casa.