GENOVA – C’è anche l’Umbria fra le regioni coinvolte nelle due distinte operazioni della Guardia di Finanza di Genova (“Arka di Noè”) e dei Carabinieri di Roma (“Amalgama”) ‘Grandi Opere’ e ‘Terzo Valico’ per corruzione negli appalti pubblici e che sta portando a decine di arresti in tutta Italia. Operazioni però che sono strettamente collegate; sarebbero 21 gli arresti ma i militari dell’Arma e gli uomini delle fiamme gialle stanno effettuando decine di perquisizioni in Piemonte, Lombardia, Trentino Alto Adige, Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Lazio, Molise e Campania.
Fra le persone che dopo la perquisizione sono finite agli arresti c’è anche un nome molto noto dell’imprenditoria umbra,Francesco “Franco” Ceprini, patron della Ceprini Costruzioni Orvieto che fra l’altro è anche main sponsor della squadra di basket femminile Azzurra Orvieto, militante nel campionato di serie A2. Con lui anche la nipote Lucia, a capo di una azienda collegata alla Ceprini Costruzioni. Il Gip ha disposto per entrambi gli arresti domiciliari.
Nella lista figurano anche un imprenditore calabrese proprietario ed amministratore di una ditta, il direttore dei lavori di tre appalti pubblici ed inoltre, il presidente del Comitato Direttivo Cociv, nonché Presidente del Cda di calabria-Scilla, il direttore di Cociv, il presidente del Cda di Pisamover, il Project Manager, direttore del cantiere e direttore della sicurezza per la stessa.
LE IMMAGINI DELL’OPERAZIONE DEI CARABINIERI
Le operazioni. Dei 21 arresti, 14 sarebbero le ordinanze di custodia cautelare nella prima delle due inchieste, quella sulla realizzazione della linea ad alta velocità “Terzo Valico di Giovi”, definita di interesse strategico nazionale collegherà Genova e Milano e dovrebbe essere pronta per il 2012. Un’operazione da 6.2 miliardi di euro che nelle intenzioni deve potenziale collegamenti del sistema portuale della Liguria con le principali linee ferroviarie del nord Italia e il resto d’Europa. Sei lotti da realizzare per i 53 chilometri, dei quali 37 in galleria, affidati al consorzio Cociv, di cui fanno parte Salini Impregilo, Condotte e Civ.
Secondo quanto emerge, gli indagati negli anni avrebbero compiuto una serie di atti di corruzione, concussione e turbativa d’asta in relazione all’aggiudicazione di commesse per un valore di 324 milioni. La contestazione specifica sarebbe quella di aver pilotato la gara verso alcune società, escludendone altre: ciò sarebbe avvenuto sia facendo in modo che alcune offerte anomale divenissero regolarsi, sia inserendo nella corsa concorrenti di comodo, non interessati alla aggiudicazione della gara, indirizzando così l’assegnazione all’unico concorrente interessato. Almeno in occasione di una turbativa, gli investigatori della Guardia di Finanza hanno documentato il pagamento di una tangente.
L’indagine dei Carabinieri ‘Grandi Opere’ nasce invece da uno stralcio dell’inchiesta su Mafia Capitale e riguarda appunto anche quattro soggetti che avrebbero avuto a che fare con i lavori del Tav ligure e che sono anche destinatari del provvedimento della procura di Genova nell’inchiesta sul Terzo valico. Gli investigatori dell’Arma ipotizzano un’associazione per delinquere che ha compiuto condotte corruttive per ottenere contratti di subappalto nei lavori di una tratta della citata tratta Milano-Genova, ma anche del sesto macrolotto della Salerno-Reggio Calabria e della People Mover di Pisa.
L’indagine avrebbe ricostruito condotte illecite di un gruppo di persone costituito, organizzato e promosso dalla persona che, fino al 2015, è stato il direttore dei lavori nell’ambito delle tre opere pubbliche interessate e dal suo socio di fatto, un imprenditore calabrese del ramo delle costruzioni stradali, che si è avvalso del contributo di altre 9 persone, tra le quali anche alcuni funzionari del consorzio Cociv. Gli investigatori ipotizzano un’associazione a delinquere finalizzata a compiere condotte corruttive per ottenere contratti di subappalto.
In particolare, il direttore di lavori delle tre opere pubbliche, risulterebbe essere il promotore del gruppo che ha compiuto l’illecito: egli avrebbe “messo a disposizione” la sua funzione pubblica in favore di alcune imprese impegnate ad eseguire i lavori, ottenendo in cambio commesse e subappalti in favore di società riferibili di fatto a lui stesso ed all’imprenditore calabrese. Inoltre, è stata accertata l’esistenza di corruzione da parte dello stesso direttore con i vertici dei General Contractor che si occupano della realizzazione delle tre grandi opere pubbliche. Questi avrebbero da un lato coperto gli accordi illeciti realizzati dal Direttore dei Lavori con le imprese sub-affidatarie dei lavori e, dall’altro, promesso allo stesso utilità, sotto forma di commesse in favore di società riferibili a lui ed al suo socio calabrese, quale contropartita per la sua disponibilità ad adottare provvedimenti favorevoli ai General Contractors/Concessionari da loro stessi amministrati.
Inoltre ancora, il direttore dei lavori, mettendo a disposizione dei General Contractors e dei subappaltatori la propria qualifica di pubblico ufficiale, avrebbe ricevuto utilità sotto forma di importanti commesse e/o promesse di commesse in favore di società riconducibili al proprietario ed amministratore (anche lui destinatario di Ordine di custodia cautelare in carcere) della società per conto della quale svolgeva le funzioni di Direttore dei Lavori. Successivamente, ilo stesso avrebbe deciso di praticare in proprio il sistema, ormai collaudato, per favorire le società a lui direttamente riconducibili anziché quelle del suo capo.
Ulteriori risultanze investigative attestano che i promotori del sodalizio avevano già esteso le loro attività criminali – facendo ricorso al medesimo modus operandi – alla realizzazione di altre opere pubbliche, quali la Stazione per l’Alta Velocità di Firenze ed alcuni lavori stradali nel Comune di Asti.
(Servizio in aggiornamento)