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Coronavirus e crisi, sono 40 mila le famiglie umbre in difficoltà a pagare l’affitto

PERUGIA – La crisi economica prima a cui ora si aggiunta la pandemia con le sue restrizioni. Per questo sono circa 40 mila secondo i calcoli dei sindacati degli inquilini le famiglie umbre in difficoltà con pagamento degli affitti, motivo per cui Sunia, Sicet e Uniat chiedono alla Regione di rimpinguare il Fondo di sostegno e rinegoziare i canoni. Delle 5 milioni di famiglie italiane che vivono in affitto, già prima della pandemia di nuovo coronavirus un quarto faceva fatica a versarlo secondo una ricerca di Nomisma per Federcasa risalente al 2016. “Dati più recenti, presentati lo scorso luglio in un’audizione della VI Commisione Finanze della Camera – spiegano i sindacati – mostrano per il 2018 un segmento dell’affitto pari al 18,7% della popolazione, al cui interno rientrano 850 mila famiglie in povertà (la metà di tutte quelle in questa condizione). Il decreto Cura Italia non ha previsto nessun aiuto per chi in questa emergenza non riesce a pagare il canone di locazione; per gli studenti che non dispongono più dell’alloggio, in quanto, a seguito di un’ordinanza, non vi possono tornare; per tutte le persone che hanno locali in affitto e hanno dovuto chiudere la propria attività”.

Le richieste Giorni fa la Regione ha stanziato 670 mila euro per morosità incolpevole, “ma tale fondo, oltre a essere assolutamente insufficiente, è esteso solo ai Comuni ad alta tensione abitativa – dicono i sindacati – e non a tutti i cittadini e altro non è che un vecchio fondo statale, nato nel 2013 la cui istituzione è stata dettata da una scelta politica mirata a calmierare il mercato privato, per rispondere agli effetti della crisi del 2008 in assenza di nuovi alloggi di edilizia residenziale. Le Regioni, a cui il fondo viene ripartito, ne hanno però speso negli anni passati la metà e l’Umbria ancora meno, a causa delle condizioni poste nel bando per potervi accedere”.

Allargare Per questi motivi Sunia, Sicet e Uniat chiedono alla Regione Umbria di implementare il fondo e di renderlo subito disponibile, allargando la platea degli aventi diritto a studenti, conduttori e conduttori di immobili a uso diverso dall’abitazione, ed estendendolo a tutti i Comuni, “perché i cittadini sono tutti uguali e non vanno lasciati soli”. In più viene richiesto un protocollo per la rinegoziazioni dei canoni (a fronte di una minore imposizione fiscale per i locatori) e ai Comuni di azzerare l’Imu per i proprietari che, in questa fase, volessero abbassare il canone.

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