Coronavirus, allarme di Confcommercio: “In Umbria perso un miliardo e mezzo”
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L'interno di un supermercato
PERUGIA – Un calo dei consumi del 9,2% rispetto al 2019, con una perdita che si avvicina al miliardo e mezzo di euro (-1.366 milioni). Sono dati shock quelli dell’ultima analisi sdell’Ufficio Studi di Confcommercio. “Non ci consola – commenta il presidente di Confcommercio Umbria Giorgio Mencaroni – vedere che il dato della nostra regione si pone un po’ sopra la media nazionale (-10,9%) e quella del Centro (-12%), o che per molte altre regioni italiane si prevede un calo dei consumi molto più pesante del nostro, che è già molto negativo”.
Il quadro E’ un effetto-Covid a diverse velocità quello che emerge dall’analisi dei consumi nelle regioni italiane per il 2020 effettuata dall’Ufficio Studi di Confcommercio. Se a livello nazionale la previsione è di un calo del 10,9% (pari a una perdita di 116 miliardi, 1.900 euro pro capite), il Nord risulta l’area più penalizzata (-11,7%, con il Trentino Alto Adige capoclassifica a -16%), con quasi il 60% del calo complessivo concentrato nelle sue otto regioni e con la Lombardia che registra la maggiore perdita in valore assoluto (oltre 22,6 miliardi di consumi), mentre nel Mezzogiorno la riduzione della spesa sul territorio è più contenuta (-8,5%, Molise con -7,5% la regione meno penalizzata) a causa della minor presenza di turisti stranieri e di una minore caduta dei redditi. In ogni caso, il quadro complessivo appare sconfortante e in tutti i territori, per differenti ragioni, dovrebbero passare almeno cinque anni per tornare ai livelli di spesa pro capite del 2019. Dal picco del 2007 fino al 2019, i consumi reali hanno mediamente perso un decimo di punto l’anno in Italia, con l’effetto di una riduzione cumulata dei consumi sul territorio in Italia dell’1,3% in 12 anni, dal 2008 al 2019 inclusi.
Redditi I motivi di queste diverse velocità dei consumi nelle regioni devono essere indagati in modo molto approfondito, anche se già sappiamo che un ruolo importante hanno la caduta dei redditi e la minore o maggiore presenza dei turisti stranieri che concorrono alla spesa complessiva nei territori. Il problema è che questo dirompente effetto Covid sui consumi, con minore o maggiore intensità, è certamente frutto di una combinazione tra minore disponibilità di reddito per molti lavoratori, basti pensare all’incidenza della cassa integrazione, e la minore propensione alla spesa per molte famiglie che vivono con estrema preoccupazione, e con grande incertezza per il futuro, questi tempi così difficili.
Risorse “Ecco dunque – sottolinea il presidente di Confcommercio – che emerge in tutta la sua drammatica evidenza il problema del lavoro, che va garantito perché si possa avere una migliore visione del futuro, e della salvaguardia delle imprese, di tutte le imprese e non solo quelle dei nostri settori. E’ una sfida epocale, che chiama in campo tutti gli attori politici e istituzionali, i corpi intermedi come le nostre associazioni di imprese, la stessa società civile. A partire dal governo, al quale abbiamo chiesto riforme radicali e incisive per mutare la produttività del sistema Italia, contributi a fondo perduto, moratorie, sgravi fiscali e contributivi sul costo del lavoro, semplificazioni e meno burocrazia. Basti pensare, solo per fare un esempio, che importante volano per l’economia regionale potrebbe essere la ricostruzione in Valnerina, ferma nonostante la disponibilità della risorse”.
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