TERNI – Milioni e milioni e milioni!!! Così grida l’infaticabile consigliere comunale di opposizione, Enrico Melasecche, che sostiene di aver scovato l’ennesima posta di presunti debito fuori bilancio del Comune di Terni. Dopo quelli non dichiarati ma dovuti alla cooperativa All food, all’ex Cmm, all’Asm, all’Atc, adesso spuntano quelli derivanti – seco do Melasecche – dall’annosa vicenda riguardante la ex cooperativa di trasporti Cosea, oggi Cmt. E l’affare si ingrossa.
Melasecche esattore “La vicenda Cosea – scrive Melasecche – ha dell’incredibile perché, dopo circa 6.000.000 di euro con cui l’ex sindaco dissanguò il Comune (un dissesto multimilionario non avviene per caso), accedendo nel 2008 a un arbitrato suicida, oggi spuntano altri 450.000 euro di debiti fuori bilancio, facendo tornare alla luce quella vicenda. Perché va detto: non si arriva al dissesto per una sola marachella, causando una voragine che non è di 15 milioni, perchè al debito fuori bilancio che ribolle vanno aggiunti i 55,5 milioni dei due disavanzi emersi nel 2015. Fu quella della Cosea una vicenda scandalosa in cui persino l’arbitro nominato da Raffaelli votò contro il Comune. Fu una prepotenza inaudita del cerchio magico delle coop di regime appoggiate da via Mazzini. Quella storiaccia finì, dopo la mia denuncia formale, con una Procura della Repubblica che, pur riconoscendo che la gara era avvenuta “con intenti fraudolenti” (gara vinta da ATC & Partners, unico partecipante) chiese l’archiviazione per prescrizione di quel reato, dopo indagini lunghissime. Il dissesto economico finanziario del Comune ha quindi padri e madri ben individuati e deriva in gran parte dall’assalto di un sistema marcio a tutto quanto del bilancio pubblico si potesse arraffare. Oggi, la coda avvelenata dell’ennesimo debito affossa ulteriormente un sindaco allo sbando. Tutti questi soggetti dovrebbero, se giustizia esistesse, tirar fuori di tasca loro quanto manca. Chiedo al sindaco di rispondere delle ragioni per cui ha fin qui non dichiarato questo ennesimo debito di 450.000 euro e se intende riconoscerlo”.