di Marcella Cecconi
PERUGIA – Matteo Giuliani Diez è un giovanissimo pianista spagnolo, enfant prodige della scena classica mondiale. La sua carriera musicale inizia a otto anni, nel momento in cui comincia a studiare il pianoforte; a ciò segue un precoce debutto all’Auditorio Nacional de Madrid quando l’artista è appena dodicenne. Da allora l’ascesa di Matteo diviene inarrestabile, e il suo curriculum si arricchisce di numerosi concerti, premi e prestigiosi riconoscimenti internazionali. Da due anni a questa parte è uno dei protagonisti assoluti del Festival Internazionale Giovani Concertisti di Castel Rigone.
Matteo sei una delle giovani star della scena pianistica internazionale. Come nasce la tua passione per la musica?
“La musica è sempre stata presente nella mia famiglia, nella mia casa e nella mia vita: mio padre fa musica da camera con alcuni amici e suona il violoncello, così come mio zio, e io ho avuto l’opportunità di ascoltarli sin da piccolo. Il fatto di essere nato e cresciuto in un ambiente musicale è stato sicuramente determinante e mi ha condotto, in maniera del tutto naturale, allo studio del pianoforte”.
Quando ti sei accorto che il piano sarebbe diventato una parte fondamentale della tua esistenza?
“Sicuramente da bambino. Già prima che cominciassi a suonare, la musica mi piaceva tantissimo ed è una passione che mi accompagnerà anche nel futuro”.
La musica è arte, creatività, dedizione e disciplina. Quanto tempo dedichi giornalmente allo studio del piano?
“In genere studio più che posso. Ovviamente ci sono momenti e circostanze della vita molto differenti fra di loro: nel periodo scolastico, ad esempio, non riesco a suonare più di tre ore al giorno, mentre nei fine settimana o nelle vacanze sono in grado di superare anche le cinque ore. Nel caso di un concerto, invece, suono di più e arrivo sino a sei ore di studio giornaliero”.
Sei un giovane uomo in piena adolescenza, un’età in cui si fanno esperienze, si sta con gli amici e ci si diverte. Cosa fai quando non suoni?
“Faccio quello che fanno tutti i ragazzi della mia età, e cerco di distrarmi e divertirmi insieme ai miei coetanei; una cosa che mi piace molto è giocare a calcio e vedere le partite”.
Quali sono i tuoi compositori preferiti e perché?
“A mio parere il più grande compositore della storia della musica è Beethoven perché, nonostante sia nato in un contesto classico, è riuscito ad essere talmente tanto innovativo che ha permesso alla musica di avanzare verso il Romanticismo. Questo in generale. Poi i miei gusti musicali possono variare a seconda dei momenti; ad esempio recentemente ho suonato Chopin e, pertanto, ora è lui il mio compositore preferito, il ‘poeta del piano’, colui che ha cercato di riprodurre la voce umana per mezzo del pianoforte”.
Classica a parte, che genere di musica ascolti?
“Classica e basta, risposta secca!”
Qual è il tuo rapporto con il pubblico?
“Credo che il rapporto fra un interprete e il suo pubblico debba essere profondo. Per quanto riguarda la mia esperienza, posso dire di vivere sentimenti molto intensi al momento di un concerto: in genere provo tensione, emozione, poiché suonare in pubblico è sempre motivante ma anche estremamente impegnativo. Ritengo sia importante abituarsi a determinate situazioni poiché solo in questo modo si impara a gestire e a superare lo stress da palcoscenico”.
E con i tuoi insegnanti?
“In generale, il rapporto di un allievo con il proprio insegnante dovrebbe essere molto stretto. Lo studente deve avere totale fiducia nel maestro poiché altrimenti non c’è intesa e la comunicazione diviene difficile: se ci si affida all’insegnante si impara tanto e meglio. Ad esempio, una delle prime professoresse che ho avuto a Madrid è stata Ruzan Badalian: lei conosceva bene le mie capacità e mi dava pezzi molto difficili che io non credevo di poter suonare, ma la sua determinazione è stata così forte che è riuscita a tirar fuori il meglio di me, consentendomi di fare enormi progressi. In seguito ho avuto la fortuna di ricevere alcune lezioni dal maestro Dmitri Bashkirov che è stato l’insegnante dei più grandi pianisti del mondo; l’esperienza che ho fatto con lui è stata davvero formativa e importante. Attualmente sto studiando con Ana Guijarro, una persona con notevole conoscenza e che ha avuto allievi bravissimi: ogni volta mi fa approfondire ciascun pezzo e i suoi consigli risultano essere molto preziosi. Quest’anno, inoltre, ho avuto la possibilità di seguire un corso all’Accademia Chigiana di Siena con la professoressa Lilya Zilberstein, un’eccellente concertista internazionale, e una master class al Festival Internazionale Giovani Concertisti di Castel Rigone con il Maestro Orazio Maione”.
La fama è un abito molto impegnativo da indossare, specialmente se si è giovani. Come vivi il successo e la notorietà?
“Diciamo che ancora non li vivo perché non sono così noto, ma quando talvolta mi chiedono di firmare un autografo mi sento molto importante!”
Come immagini Matteo proiettato nel futuro: concertista, compositore o magari direttore d’orchestra?
“Sinceramente ancora non lo so… Certo è che devo approfondire i miei studi e pertanto per il momento continuerò a suonare; il mondo della composizione e della direzione d’orchestra mi affascina tantissimo ma ho bisogno di essere più maturo per affrontare questi ambiti e solo il futuro potrà dire cosa farò domani”.
L’edizione 2016 segna la tua seconda partecipazione al Festival Internazionale Giovani Concertisti di Castel Rigone. Che ricordo conservi di questa esperienza?
“È stato un vero privilegio poter suonare con l’Orchestra da Camera del Trasimeno e desidero ringraziare pubblicamente Cristina Capano (la direttrice artistica del Festival) per avermi concesso questa grande opportunità. Da piccolo, talvolta, andavo a sentire i concerti del Festival e pensavo ‘magari un giorno potrò suonare qui!’: quel giorno è arrivato prima di quanto immaginassi e per me è stato molto emozionante. Quest’anno mi sono esibito a Castel Rigone eseguendo il Primo Concerto di Chopin con un pianoforte Fazioli; era la prima volta che suonavo un Fazioli in pubblico ed è stato davvero straordinario poiché questo strumento ha un suono dolcissimo e risulta essere particolarmente adatto a Chopin”.
Cosa ti è piace di più della nostra regione?
“Io vengo in Umbria da quando sono nato e vi ho trascorso tutte le mie estati; per tale motivo associo la vostra regione alle vacanze, al divertimento, allo svago e ai bagni al lago Trasimeno, riportando ogni volta con me dei bellissimi ricordi. Ma, natura a parte, una cosa che mi piace davvero molto è la vostra cucina: amo la pasta alla norcina, le salsicce umbre e la torta al testo!”