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Cgil, Cisl e Uil pungono le istituzioni: “Ancora silenzio sul declino dell’Umbria Sud”

In una nota le sigle sindacali chiedono risposte ed atti concreti dopo il consiglio regionale allargato di venti giorni fa

TERNI- Cgil, Cisl e Uil, con le sezioni provinciali di Terni tornano a pungere la politica regionale a 20 giorni dal consiglio che si è svolto a Palazzo Gazzoli, che aveva per tema le crisi industriali del ternano e le opportunità che il territorio può ricevere dalla programmazione delle risorse che a vario titolo potrebbero finire sul territorio.

Istituzioni silenti

I sindacati parlano di “silenzio assordante” delle istituzioni “che evidentemente non hanno recepito il grido che le organizzazioni sindacali, ma anche datoriali, hanno lanciato a palazzo Gazzoli”

“Nell’incontro avuto in occasione del Consiglio Regionale aperto, infatti – scrivono i sindacati  erano state avanzate preoccupazioni, criticità e soprattutto proposte azioni da mettere in campo, al fine di gestire la transizione industriale con il massimo della trasparenza, coesione ed unità di intenti.
In particolare modo l’incontro si era focalizzato sulla vicenda Ast. Gli interventi sindacali delle Rsu, delle segreterie territoriali di categoria e di quelle confederali avevano unanimemente richiesto l’urgenza di un confronto governativo per definire il perimetro dentro il quale chiedere garanzie per il futuro piano industriale.
Ferma restando la consapevolezza sulla necessità del rispetto dei tempi e del ruolo che ogni attore coinvolto intende svolgere, le organizzazioni sindacali ritengono che sia necessario gestire la fase di transizione fino al pronunciamento della commissione Antitrust, cercando di capire (se non di conoscere in anticipo) le strategie commerciali rispetto ai Centri di servizio, alle quote di mercato, agli assetti societari, agli eventuali investimenti di processo e di prodotto, per consentire al sito di Terni di trasformarsi in protagonista verso la sfida europea della sostenibilità ambientale, economica e sociale, invocando garanzie e sviluppi occupazionali sia dei diretti che nell’indotto”

Rimettere il lavoro al centro

Le organizzazioni sindacali ritengono terminata la stagione della propaganda elettorale: “Adesso – scrivono occorrono atti concreti che vadano in questa direzione, al fine di arrestare il declino: siamo ad un passaggio decisivo dentro il quale ci si sta giocando il futuro e l’idea di città”.

Il nodo posto sul tavolo è quello del nuovo modello di sviluppo che accanto alle questioni della manifattura, deve tener presente l’insieme delle attività produttive dell’Umbria del sud, il potenziale che in questo territorio c’è, ma soprattutto la necessità della risposta di sistema con particolare riferimento anche alle questioni energetiche, dei trasporti e dei nuovi investimenti per i fattori localizzativi: “Il lavoro e la sua qualità devono tornare al centro – dicono – ma soprattutto un modello produttivo economico e sociale in grado rispondere alle troppe disuguaglianze che le crisi hanno determinato. Questa volta più che mai chiediamo a tutti gli “attori territoriali” di compiere un passo in avanti, evitando che lo stesso declino, che negli ultimi decenni ha segnato l’area ternana, con gli effetti economici della pandemia in corso possa trasformarsi in crollo. Non chiediamo di essere necessariamente d’accordo su tutto, anzi, crediamo che a Terni, oggi più che mai, serva che le diversità ed i punti di vista si confrontino, trovando sintesi in una piattaforma comune e strategica.
L’intera comunità deve con chiarezza e trasparenza gettare le basi per disporre delle garanzie governative per salvaguardare e rilanciare l’economia futura senza rassegnarsi ad assistere passivamente al declino in corso”.-

 

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