PERUGIA – Nella prima parte del 2022 l’attività economica umbra ha continuato a crescere in misura sostenuta, favorita da una domanda robusta in tutti principali settori. Il progressivo deterioramento delle condizioni di offerta e l’inflazione eccezionalmente alta hanno tuttavia peggiorato profondamente le aspettative di imprese e famiglie e rappresentano un forte freno al futuro sviluppo del prodotto regionale. Il quadro emerge dall’Aggiornamento congiunturale sull’economia dell’Umbria, presentato giovedì presso la Filiale di Perugia della Banca d’Italia. Presenti la direttrice Miriam Sartini, Simone Santoro e Lucia Lucci, del Nucleo per la ricerca economica.
Indicatore trimestrale
Secondo l’indicatore trimestrale dell’economia regionale elaborato dalla Banca d” Italia, nel primo semestre dell’anno il Pil dell’Umbria è cresciuto del 5,5 per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, in linea con l’andamento registrato a livello nazionale. L’indagine condotta presso le imprese industriali e dei servizi ha evidenziato una significativa crescita del fatturato nei primi nove mesi dell’anno, anche per effetto del marcato incremento dei prezzi di vendita. Emerge comunque come l’erosione del potere di acquisto, seppur mitigata da alcune misure di supporto introdotte dal Governo, si è riflessa in un rallentamento dei consumi e dei depositi bancari delle famiglie.
Forti rincari
“I forti rincari dei beni energetici e di altri input produttivi e il permanere delle tensioni geopolitiche – si legge nel rapporto della Banca d’Italia- hanno deteriorato la fiducia di imprese e consumatori: la spesa per energia elettrica e gas è arrivata a rappresentare oltre il 10 per cento dei costi totali per acquisti di beni e servizi per un terzo delle imprese industriali e i margini economici si sono compressi a causa delle difficoltà di trasferire interamente sui listini i maggiori costi di produzione”. Restando sul settore delle imprese nella manifattura l” espansione dell” attività produttiva e del fatturato ha interessato tutti i principali comparti. Come nel 2021 le esportazioni sono aumentate (34,7 per cento nel primo semestre; 11,3 in termini reali) più intensamente rispetto a quanto osservato nel Paese mentre l’edilizia ha fatto registrare un ulteriore sensibile incremento delle ore lavorate (24,9 per cento) e ha beneficiato degli incentivi fiscali connessi con le attività di ristrutturazione, del buon andamento delle compravendite e dell” avanzamento dell’attività di ricostruzione post-terremoto.
Miglioramenti registrati
Con i miglioramenti registrati sul fronte della pandemia le presenze turistiche sono tornate su livelli simili a quelli osservati nel 2019, anche grazie al deciso recupero della componente straniera e l’aeroporto regionale ha fatto registrare flussi di passeggeri mai toccati in precedenza. Sempre secondo la ricerca emerge come dopo il parziale recupero dello scorso anno, l” occupazione è rimasta pressoché stabile, a fronte della crescita registrata in Italia (3,6 per cento). All’aumento del numero di lavoratori dipendenti si è contrapposta una riduzione degli autonomi e la partecipazione al mercato del lavoro è diminuita, a causa dell’ulteriore flessione del numero di persone in cerca di occupazione (-8,7 per cento). Ne è derivato un calo del tasso di disoccupazione (al 6,7 per cento nel primo semestre), le attivazioni nette di contratti alle dipendenze hanno lievemente rallentato, in particolare nei mesi estivi e si è ridotto il saldo delle posizioni a tempo determinato. Si è invece ampliato quello dei contratti a tempo indeterminato, anche per effetto delle trasformazioni di impieghi già in essere.
Elevata inflazione
L’elevata inflazione non si è finora trasmessa ai salari, la cui crescita risulta moderata. La liquidità, pur rimanendo su livelli elevati, ha iniziato a risentire del crescente fabbisogno di circolante, soddisfatto dalle imprese di medie e grandi dimensioni anche attraverso un più ampio ricorso ai prestiti bancari; si è invece interrotta la crescita del credito alle aziende dei servizi e i finanziamenti destinati a quelle più piccole sono tornati a flettere. “L’accresciuta incertezza che caratterizza il contesto economico si è riflessa in un diffuso rinvio dei piani di investimento e, per le aziende più esposte ai rincari energetici, nella possibilità di sospensione parziale o totale dell’attività nei prossimi mesi. Pur in assenza di segnali di deterioramento della qualità del credito, la percezione di un maggior rischio prospettico si sta traducendo in un irrigidimento dei criteri di offerta applicati dalle banche ai nuovi prestiti, che interrompe una lunga fase accomodante”.